STORIA DEL TORCOLATO

Il territorio vicentino è, da sempre, devoto alla viticoltura e, da sempre, i suoi abitanti sono vocati ad apprezzare il vino, come sottolinea quel proverbio veneto per cui "A chi non ghe piase el vin, Dio ghe toga l'acqua".

Notizie sulla presenza della vite nel territorio di Breganze risalgono all'anno Mille, ma è più tardi che si trovano informazioni più precise sul vino dolce di Breganze. Il Roccolo Ditirambo è la più antica guida dei vini della provincia di Vicenza, scritta nel 1754 da Aureliano Acanti. L'autore, parlando dei migliori vini, ne indica uno come "il Vinsanto prelibato, il dolcissimo pasquale". In due note in fondo alla pagina, spiega, inoltre, perché tale vino è chiamato Pasquale e come lo si ottiene: "Si dice questo vino Pasquale, perché si fa se no verso Pasqua d'agnello, serbandosi fino allora l'uva appiccata all'aria. Tutte le nostre uve delicate vi riescono mirabilmente. Serbato un tal liquore fino a terzo anno diventa squisitissimo". Si tratta di un vino prodotto con uva fatta appassire, appendendola con spaghi alle travi dei soffitti dei granai, fino al raggiungimento di un'elevata percentuale di zuccheri e poi lasciato fermentare ed invecchiare per tre anni. L'Acanti indica anche il luogo dove si produce questo prelibato Vinsanto, il dolcissimo Pasquale: sui "vaghi / poggi Saliceto", vale a dire di Salcedo, che per secoli ha fatto tutt'uno con quella costa assolata collinare che va da Salcedo a Breganze. Secondo questa descrizione certosina, il vino in questione non può che essere il Torcolato di Breganze. 

Sono molti i letterati, i giornalisti del settore agroalimentare e gli scrittori che, nel secolo scorso, hanno dedicato articoli, opere ed alcuni versi in rima al vin dolcissimo pasquale.

Agli albori del XX secolo, nel 1905, il dottor Giulio da Schio pubblica "Enologia e viticoltura della provincia di Vicenza" e, nelle pagine dedicate a Breganze, scrive: "Tra i vini bianchi poi si eleva il Torcolato, frutto d'ogni cura e venduto a prezzi elevati, esso è la specialità di quelle ridenti colline".

In quegli stessi anni, il vino Torcolato riceve il suo primo importante riconoscimento. Infatti, nel 1909, viene presentato da Arnaldo Carli all'Esposizione di Lonigo e ottiene la medaglia d'oro. Grazie a questo importante premio, il Torcolato inizia a suscitare l'interesse dei consumatori, non più solamente a livello locale, ma anche a livello nazionale. Così, quando nel febbraio del 1911, un inviato del "Corriere della Sera" arriva a Breganze per intervistare Mons. Gottardo Scotton, esponente dell'intransigentismo cattolico, il giornalista fa riferimento a Breganze, definendolo "un delizioso paese di 4500 abitanti, a 110 metri sul livello del mare, a circa 20 km. da Vicenza. È famoso per il suo Torcolato, un vino che è un liquore (...)".
In questo servizio del "Corriere della Sera" c'è il battesimo del Torcolato di Breganze sulla stampa nazionale. Tre anni dopo, nel 1913, arriva un secondo riconoscimento per il Torcolato in una gara nazionale. Infatti, a "Francesco Zanasso, agricoltore di Breganze, è assegnato Il gran premio con la Medaglia d'oro per vino Torcolato (...) nella gara civile d'igiene e di alimentazione in Genova". Questi sono i primi documentati successi del Torcolato nell'ambito della provincia e fuori. Negli anni successivi, si verificò un continuo crescendo di articoli e di riferimenti al Torcolato in diverse testate nazionali. Il 17 febbraio del 1923, "Il Gazzettino Illustrato" dedica un'intera pagina a Breganze, il paese del Torcolato, mentre gli studiosi Montanari e Ceccarelli, in un loro studio del 1952, pongono il Torcolato di Breganze tra "(...) le gemme più fulgide dell'enologia delle Tre Venezie".

Scherzosamente, l'avvocato Marino Breganze, in alcune note personali sul Torcolato, afferma che è fuor di dubbio che la serenità che il degustare questo vino cagiona è foriera di rabbonimenti o addirittura apportatrice di pace. A conferma di ciò, vi è un riferimento di Eugenio Candiago, nel suo goliardico Itinerari gastronomici vicentini, in cui ricordava un pensiero di Alberto Maria Perbellini, giornalista politico. Parlando dei Torresani di Breganze e dell'insuperabile Torcolato, sulla rivista Tre Venezie, egli scriveva di una scorpacciata in quell'incantevole paese pedemontano, avvenuta nel 1920, in questo modo: "(...) E qualche volta accadeva che dopo un ciclone comizievole di male parole, di minacce o peggio, scatenato solidalmente dai rappresentanti di tutti i partiti sulle desolate piazze di Asiago, i molteplici logòmachi, reduci dalla rissa, si fermassero concordemente a Breganze, da Bonato, a degustare la profumata potenza del torcolato e la sapidità dei torresani. Allora le sale basse e fumose della trattoria Al Ponte si trasformavano in una specie di Svizzera neutrale e fra gli opposti campioni intervenivano la tregua, la pace separata. L'On. Galla, popolare, si trovava così a contatto di gomito col socialista Faccio, mentre il giornalista cattolico De Mori poteva impunemente starsene di fronte al sottoscritto pennivendolo del Blocco Nazionale, accompagnato magari dal compianto On. Teso e dall'Avv. Franceschini, podestà di Vicenza. La tregua era completa, garbata e spiritosa secondo le perfette tradizioni della signorilità locale."

Così, inoltre, il poeta veronese Agazzi, noto per i suoi componimenti in dialetto veneto, scriveva in proposito:

Se nei congressi a Le Nazioni Unite
i sgiozasse un quartin de torcolato,
tante busìe no saria più dite
e assà più onore se farìa ogni Stato;
un imbriago te sa dire 'l vero,
mentre un ministro no l'è mai sincero.

A partire dagli anni Ottanta, inizia un'operazione di ricerca, di rivalutazione e di miglioramento, pur mantenendo tutto ciò che di buono c'è nella tradizionale maniera di fare questo vino ma, apportando delle migliorie enologiche nella fase di fermentazione ed affinamento, che portano il Torcolato nei migliori ristoranti e negozi di tutto il mondo, facendone conoscere a tutti l'eccezionalità.

Nei grandi ed esclusivi strumenti culturali, il Torcolato di Breganze viene ospitato solo recentemente. La Piccola Treccani, istituto della Enciclopedia Italiana, nel 1997, riporta integralmente la descrizione del Torcolato di Breganze, che si trova, invece, nel vocabolario della lingua italiana dell'Istituto della Enciclopedia Italiana già nel 1994. Così, il Torcolato di Breganze, in maniera indiretta nel 1961 e, nella forma ufficiale e solenne, nel 1994 e nel 1997, ha fatto il suo ingresso nell'Istituto della Enciclopedia Italiana, entrando a far parte del circuito permanente e più autorevole della cultura italiana ed internazionale. Per quanto riguarda, invece, le moderne guide enologiche, esso appariva per la prima volta nel catalogo dei vini d'Italia Bolaffi, scritto da Luigi Veronelli, nel 1976.

Gran vino, dunque, il Torcolato, che, tuttavia, fino al 1995, non poteva presentarsi formalmente con le sue patenti di nobiltà, dato che la mancata inclusione tra i vini Breganze, cui il D.P.R. del 1969 aveva riconosciuto la denominazione di origine controllata, lo obbligava al nome di "vino bianco da tavola", che non rendeva giustizia alla sua storia e alle sue caratteristiche. A ciò, ha posto rimedio il Decreto pubblicato nella Gazzetta Ufficiale del 7 Ottobre del 1995, che ha modificato il disciplinare di produzione del DOC Breganze, con l'inclusione del Torcolato e con la fissazione di alcune regole, tendenti a codificare e conservare la prassi esistente, obbligandola in rigidi schemi.

L'articolo 2 del Disciplinare prevede, a modifica parziale delle variabili antecedenti, che la denominazione di origine controllata Breganze Torcolato sia riservata al vino passito ottenuto con le uve provenienti dai vigneti iscritti all'albo della varietà Vespaiola, almeno per l'85% del totale delle viti. Solo il residuo 15% può derivare da uve di altre varietà di vitigni a bacca di colore analogo.

Fissato l'ambito territoriale, limitandolo sostanzialmente ai comuni della Pedemontana, si è, quindi, stabilito che:

  •  la vinificazione di dette uve può avvenire solo dopo che le stesse siano state sottoposte ad appassimento naturale, secondo tradizione, fino a portarle ad un titolo alcolometrico volumico naturale minimo non inferiore al 14%;
  •  la loro pigiatura deve avvenire entro la fine di Febbraio dell'anno successivo a quello di produzione delle uve;
  •  nella vinificazione sono ammesse soltanto le pratiche enologiche locali leali e costanti atte a conferire ai vini le loro peculiari caratteristiche (art.5);
  •  il vino a denominazione di origine controllata Breganze Torcolato non può essere immesso al consumo prima del 31 dicembre dell'anno successivo a quello della vendemmia, con la qualificazione "riserva", se immesso al consumo dopo almeno 2 anni (art.7);
  • il prodotto deve essere presentato in un abbigliamento consono ai caratteri di pregio che lo contraddistinguono (art.8)
  • il vino deve avere colore da giallo oro a giallo ambrato carico, profumo intenso, caratteristico di miele e di uva passita, sapore da abboccato a dolce, armonico, vellutato, deciso, con o senza presenza gradevole di legno (art.6).


Dopo tanta attesa, il Torcolato ha ottenuto il titolo nobiliare che gli mancava, diventando nel tempo vino pregiato che vanta ottime posizioni in classifiche enogastronomiche nazionali ed internazionali.



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